PRONTI AL RICORSO AL TAR PER TOGLIERLA
DI PASQUALE PROIETTI
Ormai è un fatto ciclico, ogni volta che si torna a parlare di precariato e graduatorie si parla anche di corsi e ricorsi. Beninteso senza nessun riferimento ai corsi e ricorsi storici di vichiana memoria, qui non ci troviamo di fronte ad aspetti filosofi ci da approfondire ma, molto più semplicemente, ad un problema di soldi e di ingiustizia. I corsi sono ormai un balzello fisso che migliaia di precari sono costretti a pagare ogni anno alle università, con la complicità del ministero, per mantenersi “in linea di galleggiamento” nelle graduatorie e non correre il rischio di essere scavalcati.
La Uil ritiene che vada evitato il protrarsi di questa situazione, non più sostenibile, che vede i docenti precari impegnati in una corsa “all’ultimo punto”. Una sorta di “tassa del precariato” che in migliaia devono pagare per frequentare corsi costosi, che danno solo punti e non garantiscono un posto di lavoro. I ricorsi, invece, sono l’ultima ratio a cui i sindacati, nella fattispecie la Uil scuola, sono costretti a ricorrere per tutelare i diritti di migliaia di precari che altrimenti, magari a loro insaputa, sarebbero in possesso di un titolo abilitante di serie B. Perché a questo siamo arrivati.
Il ministero ha deciso che non tutti i titoli abilitanti hanno lo stesso valore. Infatti, nel rinnovo triennale delle graduatorie d’istituto, per i docenti che si sono abilitati attraverso il percorso di Tirocinio Formativo Attivo (TFA), oltre al punteggio relativo al titolo abilitante di accesso alla graduatoria, il decreto prevede l’attribuzione di un punteggio aggiuntivo (42 punti).Invece, per coloro che si sono abilitati o si abiliteranno attraverso i Percorsi Abilitanti Speciali (PAS) non è previsto nessun punteggio aggiuntivo. Bisogna ricordare che entrambe le procedure abilitanti hanno previsto lo stesso percorso di studi con lo stesso esame finale.
Questo sta accadendo in questi giorni nella scuola italiana e con questi problemi ci stiamo confrontando da mesi, cercando di trovare soluzioni eque. Prima abbiamo percorso la via amministrativa con una interlocuzione molto accesa col Miur. Ora, vista la totale chiusura da parte ministeriale ad ogni proposta di modifica del decreto, stiamo prendendo in considerazione la via di un ricorso giurisdizionale al Tar. In questa vicenda abbiamo assistito allo spettacolo di un ministero dell’istruzione totalmente asservito alle università. Sono le università, e non più il ministero, che stabiliscono quali corsi abilitanti organizzare e quali no, quali titoli valutare e quali no, quali punteggi attribuire e a chi.
La Uil si è battuta a tutti i livelli affinché i PAS potessero partire, riconoscendo e valorizzando così l’esperienza maturata in servizio da chi negli anni ha contribuito a far funzionare la scuola italiana. Oggi il ministero vuole punire queste persone. Chi conosce la nostra organizzazione sa che difficilmente percorriamo la strada dei ricorsi, è una modalità di affrontare i problemi che non ci appartiene.
Abbiamo sempre preferito risolvere i problemi attraverso il confronto e la contrattazione, facendo semplicemente il nostro lavoro di sindacalisti. Visto l’atteggiamento di totale chiusura del ministero a qualsiasi soluzione che portasse ad una equa valutazioni di titoli abilitanti, acquisiti con gli stessi percorsi di studi, ci vediamo costretti a ricorrere al giudice per chiedere una pronuncia che riconosca pari dignità ai due percorsi formativi, con l’attribuzione dello stesso punteggio. Va da sé che i ricorrenti non dovranno spendere un solo euro, tutto sarà a carico della Uil.